domenica 19 ottobre 2014

Caruso, i portamenti e la morbidezza mandibolare



Qual era il segreto del grande Caruso? A quanto pare una grande flessibilità mandibolare e un legato - portato praticamente perfetto... oltre ad una eccezionale respirazione diaframmatico - intercostale...



<<Questi tre esercizi [N.B. : esercizi ed esempi con l'uso indicato del "Portamento"!] li impiegò Caruso per coltivare la flessibilità della mandibola, e, sebbene la rapida ripetizione del "DO" faccia muovere facilmente e con agilità sia la lingua che la mandibola, il cantante non deve ostacolare il libero movimento dei due organi mancando di rilassarli. In questo, come in tutto ciò che riguarda il belcanto, la rigidità in qualsiasi voglia forma impedirà il raggiungimento dell'obbiettivo che il cantante si è prefissato - il bel canto.>>


(tratto da: "Caruso and the Art of Singing" (1922) scritto da Salvatore Fucito, il preparatore e l'accompagnatore pianistico di Caruso) [trad. it. di Mattia Peli]

gli esercizi sul portamento vanno letti come "ESERCIZI PER PORTARE LA VOCE",  DA UNA NOTA ALL'ALTRA CON GENTILEZZA.

Non esiste voce ben portata e legata senza FLESSIBILITA' e MORBIDEZZA, ci si "appoggia" sul fiato e con morbidezza si canta in maschera portando la voce.

Altro strumento indispensabile è certamente la flessibilità mandibolare nel canto, perché i muscoli adibiti al riso rischiano di irrigidire la zona in cui è posta la laringe, mentre invece per cantare veramente bene la laringe deve essere completamente LIBERA DA OGNI TENSIONE. (vedi anche "Caruso e il portamento vocale")

Per questo invitiamo alla lettura di un interessante post, scritto dal nostro Allievo e Collaboratore Dott. Marco Cazzuffi: "La morbidezza mandibolare nel canto lirico" 

Buona morbidezza e flessibilità a tutti!

M° Astrea Amaduzzi 

sabato 18 ottobre 2014

Masterclass di Gigli a Vienna

Masterclass di Beniamino Gigli a Vienna nel 1955:

"Loro hanno sette vocali...voi, tedeschi, o inglesi o americani non avete le 5 vocali per il canto come ce l'ha l'Italia: "A", "E", "I", "O", "U". Noi facciamo...sulla stessa posizione, noi dobbiamo fare le 5 vocali; e vi do un esempio pratico: (canta, vocalizzando "a-e-i-o-u"). Come avete visto e sentito io non ho mosso né gola...non ho mosso nulla. E' nella posizione che io ho fatto le 5 vocali. (...) Se voi dovete studiare il canto, e potrei dire anche, lasciatemelo dire...il bel canto italiano, bisogna che vi portate necessariamente a imparare le 5 vocali e metterle, le 5 vocali, sulla stessa posizione."


... Come è possibile oggi risolvere questo enigma per uno studente di canto?
La chiave sta nell'uso sapiente della PRONUNCIA delle vocali nel Canto. Cantare le 5 vocali vuol dire "accomodare", "aggiustare" la fonazione del canto lirico a quella tipica del parlato.
Dunque bisogna scegliere, soprattutto nei centri, una posizione fonatoria comoda che privilegi un bel suono e su quello costruire poi, aiutandosi molto con le labbra, una buona pronuncia. 

Quello che mi diceva la mia insegnante era più o meno la stessa cosa: "Trova un bel suono, e su quello poi senza spostare la posizione costruisci le vocali".

Ovviamente per il registro più acuto intervengono altri fattori (suoni costruiti in diverso modo), ma per i centri di ogni cantante lirico ho potuto constatare che il sistema di Gigli è molto funzionale alla produzione di un bel suono vocalico, e quindi, di un BEL CANTO all'italiana!

Qui trovate le registrazioni integrali di queste mirabili lezioni di canto del grande Beniamino Gigli:




Un saluto cordiale,
M° Astrea Amaduzzi

giovedì 16 ottobre 2014

Il "capitale vocale" di Beniamino Gigli

Inauguriamo un nuovo, meraviglioso blog dedicato al Belcanto Italiano ®  con una frase di uno dei più grandi cantanti conosciuti: il Tenore Beniamino Gigli (Recanati, 20 marzo 1890 – Roma, 30 novembre 1957).  La frase è tratta dalla testimonianza diretta di uno dei suoi allievi.


<<Mentre cantavo l'aria "A te o cara" dei Puritani, a piena voce, anche perché il pianista suonava troppo forte, Gigli c'interruppe dicendo al pianista: "Devo sentire a Lei, come pianista, o devo sentire il Tenore, e allora La prego di accompagnare il cantante e di rispettare i piani come segnati nello spartito perché altrimenti costringerebbe il cantante a forzare e spingere la voce e non potrebbe dare espressione di belcanto".
Poi, come esempio, Gigli seduto nella sua poltrona, cantò con la massima facilità, la frase più acuta "se ramme-e-e-nto" volendomi dimostrare come si emette un Do# con la facilità e il belcanto
che lui solo aveva, dandoci così una grande emozione da rimanere sbalorditi.
Poi mi disse: "Tu vuoi cantare solo per una sera, o per tutta la vita?"
"Pensa di cantare con l'interesse e non con il tuo capitale" e allora io mi sono permesso di chiedere una spiegazione più dettagliata. Lui mi spiegò in poche parole che l'interesse sarebbe la tecnica, l'intelligenza, la musicalità e la facoltà di sapersi risparmiare per poter cantare professionalmente e per poter fare anche una carriera duratura, mentre il capitale sarebbe la propria salute in genere e specialmente quella delle corde vocali, e bisogna saper usare bene la giusta tecnica di emissione assieme alla respirazione diaframmatica, cantando sul fiato e sulla parola, appoggiando in maschera senza usare suoni gutturali e nasali.>>
Dalle testimonianze di Michelangelo Verso
( www.michelangeloverso.com - www.belcantoitaliano.it ) 

Da notare come il grande Gigli evidenzi fattori INDISPENSABILI nello studio del canto:
- tecnica
- intelligenza
- musicalità
- facoltà di sapersi risparmiare
- respirazione diaframmatica
- canto sul fiato e sulla parola
- appoggio "in maschera"

Per chi volesse sapere che cosa significhi esattamente "appoggiare il suono in maschera" invito alla lettura dell'articolo: "Il "giro vocale" nel gergo del Belcanto Italiano"

"Il "giro vocale" nel gergo del Belcanto Italiano"


A tutti buon ascolto da Beniamino Gigli, grandissimo Maestro dalla voce divina ... e un cordiale saluto, M° Astrea Amaduzzi


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