sabato 13 dicembre 2014

La tecnica degli acuti di Galliano Masini

GALLIANO MASINI SULLA TECNICA VOCALE (da un'intervista effettuata a Livorno al celebre tenore Galliano Masini ottantenne il 6 dicembre 1976 nel circolo lirico a lui dedicato)

Lei prima mi ha detto che nel registro acuto partiva già largo e lo rinforzava ancora. Ci può spiegare a parole come teneva la gola, che sistema usava? 

«Io tenevo larga la gola, poi passare da Fa – Fa diesis – Sol raccoglievo e preparavo il suono per andar su. Tutto sta in Fa – Fa diesis – Sol da mettere a posto: questo è il fondamento per andare su. Se vogliono cantare i giovani devono raccogliere questi suoni, ma non imbottigliarli o intubarli».

Che cosa è per Galliano Masini il do di petto?

«Mai esistito. Il do di petto non è mai esistito. È un suono che va portato in maschera e appoggiato sul fiato. Ѐ di testa, no sul petto». 
Nella foto: Galliano Masini come Cavaradossi in “Tosca”, luglio 1932, Buenos Aires.
Che cosa sta cercando di dirci il grande Tenore Galliano Masini?
Vediamo di analizzare le sue parole:

«Io tenevo larga la gola, poi passare da Fa – Fa diesis – Sol raccoglievo e preparavo il suono per andar su. »

Che vuol dire "IO TENEVO LA GOLA LARGA"? Quest'espressione, molto usata da tanti bravi Cantanti sta ad indicare una sensazione di SPAZIO che si percepisce in gola mentre si canta.
Questo SPAZIO che si sente in gola non ha niente a che fare, come alcuni mediocri cantanti moderni hanno interpretato, nel "forzare" una posizione larga.
TENERE LA GOLA LARGA vuol dire esattamente questo: avere una sensazione di grande spazio e morbidezza a livello di gola mentre si canta.... PERCHE'????

La gola va tenuta "aperta", "larga", "morbida" e senza tensioni per permettere al nostro strumento musicale, sede delle corde vocali (LA LARINGE) di potersi muovere a suo piacimento. 

E dal momento che per tutte le voci, maschili e femminili, la laringe tende seppur minimamente ad alzarsi quando passa alla zona più acuta (voce di testa), è necessario proprio LASCIARLE SPAZIO  = TENERE LA GOLA APERTA.
Mobilità laringea e passaggi di registro
Continua il grande Galliano Masini:

«Tutto sta in Fa – Fa diesis – Sol da mettere a posto: questo è il fondamento per andare su. Se vogliono cantare i giovani devono raccogliere questi suoni, ma non imbottigliarli o intubarli».

Il suggerimento del meraviglioso Masini è prezioso per tutti i giovani Tenori:
Sta dicendo proprio che la laringe naturalmente cambia posizione e "passa" dal registro basso (di "petto") a quello acuto (di "testa") tra il Fa e il FA diesis. Senza ingrossare niente, lasciando semplicemente che la voce e la laringe vadano e scivolino morbidamente, in una gola morbida che diventa strumento musicale.

Suggerisco ai giovani tenori che hanno difficoltà nella zona acuta di soffermarsi a studiare dolcemente e senza forzare proprio questa zona di passaggio, (evitando di ingrossare i suoni!!!) e i risultati saranno in breve tempo certamente eccellenti. 

Un cordiale saluto a tutti con il video che segue, in cui il grande Masini ci fa sognare con "Amor ti vieta" dalla Fedora di Giordano,
buon ascolto! M° Astrea Amaduzzi


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venerdì 12 dicembre 2014

Senza "Belcanto" niente "Verismo"

Londra, 24 maggio 1962: 
il tenore Giovanni Martinelli, in questa testimonianza, parla della tecnica del Belcanto e di quella del Verismo (ovvero: SENZA IL FONDAMENTO DEL "BELCANTO", NON E' POSSIBILE RIUSCIRE AD AFFRONTARE IL VERISMO) 

<<Dovete capire che come cantante in embrione sono stato educato quasi esclusivamente nella scuola del Belcanto. Le mie prime opere furono "Ernani", "Ruy Blas" di Marchetti e un lavoro lirico di Rossini che è lo "Stabat Mater". Dovevo ancora imparare come impiegare l'arte della declamazione senza in alcun modo compromettere la linea lirica o le frasi notevolmente lunghe in legato che sono l'autentica essenza e il cuore della scuola del Belcanto. La declamazione drammatica, come si trova nella scuola verista, o anche nell'Otello di Verdi, è un metodo completamente differente, e, perché uno possa integrare l'altro,  è essenziale che la voce sia preparata perfettamente, prima di provare un tale repertorio diversificato, oppure uno sventurato cantante può raggiungere un punto in cui è incapace di cantare una linea senza tremolio o di declamare e di rimanere intonato. Dunque, quando inizialmente cominciai il lavoro su "Fanciulla" conoscevo solo l'arte del Belcanto ed eccezion fatta per le frasi "Quello che tacete me l'ha detto il cor", o l'altra più famosa "Ch'ella mi creda libero e lontano" per il tenore, e veramente pure per il soprano e il baritono, "La Fanciulla" è fatta di declamazione drammatica. Trovai questo particolarmente difficile dapprima, ed ero più incline a cantare le frasi che dovevano essere declamate; come dicevo, questo era completamente sbagliato. Il risultato, la reazione di Toscanini alla mia mancanza: "No, no, no, no, no", egli disse, "così non può andare!">>

Una testimonianza del grande Tenore Giovanni Martinelli
<<You must understand that as an embryonic singer I had been trained almost exclusively in the Bel Canto school. My first Operas were "Ernani", "Ruy Blas" of Marchetti and a lyric work by Rossini (which) is "Stabat Mater". I had still to learn how to use the art of declamation without in any way imperil the lyric line or the long outstanding legato phrases which are the very essence and heart of the Bel Canto school. Dramatic declamation as found in the Verismo school, (or) even in the Otello (by) Verdi, is an entirely different method and, why one can complement the other, it is essential that the voice be set perfectly before attempting such a diversified repertoire or an unfortunate singer can reach a point where is unable to sing a line without the wobble or to declaim and stay on pitch. So, when I originally started to work on the "Fanciulla" I knew only the art of Bel Canto and except for the phrases "Quello che tacete me l'ha detto il cor", or the other more famous "Ch'ella mi creda libero e lontano" for the tenor, and really also for the soprano and baritone, "La Fanciulla" is made of dramatic declamation. I found this especially difficult at first and was more incline to sing phrases which should have been declaimed; as I said, it was all wrong. The result, Toscanini's reaction to my deficiency: "No, no, no, no, no", he said, "this will never do!">>


Cari amici, la chiave di lettura essenziale in questa lezione di canto del grande Tenore Giovanni Martinelli è questa: 
"è essenziale che la voce sia preparata perfettamente, prima di provare un tale repertorio diversificato, oppure uno sventurato cantante può raggiungere un punto in cui è incapace di cantare una linea senza la vocale o di declamare e di rimanere intonato."

Che vuol dire? Semplicemente che senza una tecnica vocale raffinata e sicura, fatta di studio serio e appassionato, di frasi lunghe e legate, non si costruisce nemmeno una vocalità più "verista"! 

Per chi voglia ascoltare l'intervista al grande Tenore ecco il link diretto:


Un saluto cordiale, M° Astrea Amaduzzi

www.belcantoitaliano.com

lunedì 8 dicembre 2014

IL SEGRETO DI CHALIAPIN NELLA DIZIONE

IL SEGRETO DI FEODOR CHALIAPIN NELLA DIZIONE CHIARA DELLE CONSONANTI!!!
"(...) nell'esecuzione in pubblico si deve tener conto del fatto che la fusione delle consonanti e delle vocali non avviene allo stesso modo quando si suoni in una stanza di quando si suoni in una sala da concerto. Una lezione a questo proposito potrebbe essere data da Chaliapin, il grande basso russo del passato. Nessun cantante lo ha mai superato nella chiarezza della dizione. Ogni parola che egli cantava poteva sempre essere distintamente udita e capita dagli ascoltatori. La ragione (e forse la decisiva ragione) di questa abilità mi divenne chiara quando lo udii cantare molto da vicino; sembrava che egli esagerasse la pronuncia delle consonanti. La ragione di ciò era che egli sapeva, in base alla sua lunga esperienza di cantare in grandi sale, che una consonante pronunciata in un modo usuale non poteva essere ben udita da spettatori molto lontani. Questo è decisamente un istruttivo esempio che dimostra la necessità di quanto sia importante, in una grande sala, fare attenzione a bilanciare appropriatamente le consonanti con le vocali."

[dal Cap. I del manuale del violinista e didatta Ivan Galamian - "Principles of Violin Playing & Teaching", 1962 - trad. it. di R.Zanettovich per Ricordi (1991)]


Trovo molto interessante la testimonianza del Violinista Galamin, soprattutto perché coerente con quello che mi raccomandava soprattutto i miei insegnanti: parlando di CANTO LIRICO, e quindi di PROIEZIONE DEL SUONO, è praticamente obbligatorio esagerare la pronuncia, senza trascurare assolutamente il valore espressivo comunicativo e sonoro delle CONSONANTI!

Dunque cari amici, bisogna riflettere: "Ogni parola che egli cantava poteva sempre essere distintamente udita e capita dagli ascoltatori. La ragione (e forse la decisiva ragione) di questa abilità mi divenne chiara quando lo udii cantare molto da vicino; sembrava che egli esagerasse la pronuncia delle consonanti. La ragione di ciò era che egli sapeva, in base alla sua lunga esperienza di cantare in grandi sale, che una consonante pronunciata in un modo usuale non poteva essere ben udita da spettatori molto lontani."

Buono studio a tutti, M° Astrea Amaduzzi

domenica 7 dicembre 2014

Bel Canto, metodo ed espressione, nella scuola di Elvira de Hidalgo

Ecco le parole di Maria Callas in merito alla sua insegnante Elvira de Hidalgo (Valderrobres, 27 dicembre 1892 – Milano, 21 gennaio 1980), definita dall'allieva come una delle ultime vere cantanti ed insegnanti belcantiste:

IL BEL CANTO: METODO ED ESPRESSIONE
"Ho cominciato a studiare canto presto, come la mia insegnante Elvira de Hidalgo...La de Hidalgo possedeva la vera scuola del bel canto; forse la sua era l'ultima di questo grande metodo. Da giovanissima, a soli tredici anni, le sono stata affidata per imparare i segreti e la maniera del bel canto. Questa scuola non è semplicemente <<canto bello>>. Il bel canto è un metodo di cantare...Si impara come affrontare una nota, come attaccarla, come formare un legato, come creare un'atmosfera, come respirare in modo da dare la sola impressione di inizio e di fine. Tra l'una e l'altra, deve sembrare che abbiate preso un solo lungo fiato, benché in realtà ci saranno state molte frasi con molti piccoli fiati. Soprattutto, il belcanto è espressione...la de Hidalgo mi aveva insegnato che per quanto pesante sia una parte, bisogna mantenere la voce leggera, mai forzata, agile come il corpo di un atleta...Questa leggerezza che cercavo non era solo una parte della scuola di bel canto che la Hidalgo mi insegnava: era una parte della sua filosofia, secondo la quale la voce deve essere messa in una zona dove non è troppo grande nel volume, ma tuttavia penetrante. Questo metodo rende anche più facile affrontare tutti gli abbellimenti del bel canto, un linguaggio assai vasto di per sé." 

(da: MARIA CALLAS - LEZIONI DI CANTO alla Juilliard School of Music - John Ardoin - Longanesi, Milano, 1988)

Cari lettori, il segreto della bellezza di una voce e della sua Tecnica perfetta è rivelato dalla grande Callas e dalla sua Maestra in modo assai semplice: "...la de Hidalgo mi aveva insegnato che per quanto pesante sia una parte, bisogna mantenere la voce leggera, mai forzata" ... "era una parte della sua filosofia, secondo la quale la voce deve essere messa in una zona dove non è troppo grande nel volume, ma tuttavia penetrante"
Esattamente quello che mi dicevano i miei Maestri: "Suoni piccoli e in punta!" "Il suono grosso non cammina" ... vi invito allora a leggere un articolo dedicato alla Tecnica del Belcanto:
Il "giro vocale" nel gergo del Belcanto Italiano ®
Un saluto cordiale a tutti, M° Astrea Amaduzzi


Maria Callas e le note di petto

LE NOTE DI PETTO

Una importante citazione della Callas sul Bel Canto prendendo in considerazione La Bohème di Puccini, Quadro Primo: Sì, mi chiamano Mimì: "Dovete cantare delle belle note gravi piene su <<ricamo in casa e fuori>>, e non cambiate il tempo. La sicurezza sulle note gravi è altrettanto importante della sicurezza sugli acuti. Fa tutto parte del bel canto, che è l'unica maniera di cantare. Lilli Lehmann, la Malibran, la Pasta avevano le note di petto, e anche voi dovete averle"

(da: MARIA CALLAS - LEZIONI DI CANTO alla Juilliard School of Music - John Ardoin - Longanesi, Milano, 1988) - www.belcantoitaliano.com



A proposito delle note di petto (che oggi in pochi insegnano visto che difficilmente sanno anche produrle) sono poco usate con  scuse terribili: "Sono brutte..." "...Fanno male..." "...Non servono...." - ma non è assolutamente vero! La voce di petto è un registro molto naturale e anche facile da usare, difficile invece è la cosiddetta "unione dei registri" (evitare di far percepire il distacco tra un registro e l'altro).
Suggerisco vivamente la lettura di due articoli che ne spiegano finalmente il mistero:
"Il facile mistero del passaggio di registro vocale nel canto lirico" e
"ALLEGGERIRE NEL PASSAGGIO o sia "lo scalino di petto"

Un saluto cordiale a tutti, M° Astrea Amaduzzi