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mercoledì 2 settembre 2015

Respirazione diaframmatica e sostegno nel Canto Lirico di Anna Moffo


Per gli amici di Belcanto Italiano la preziosa testimonianza del Soprano Anna Moffo.
Ma leggendo, non va dimenticato che spesso troppe parole confondono gli Studenti e soprattutto che bisogna saper dimostrare con i fatti la validità di quanto si afferma nel Canto Artistico, esattamente come ha fatto questa grandissima Artista.

- "Anna," dissi, "Lei è di origine italiana, ha trascorso molto tempo in Italia, e parla la lingua italiana insolitamente bene. Che cosa significa per Lei il termine 'appoggiare'?"
- (...) "Tutte le volte che qualcuno mi ha detto, 'Appoggia bene,' ha sempre significato per me 'sostegno'." (...)
"Alcuni fanno l'attacco di glottide perché spingono nel fiato. Ciò è dannoso alla gola. Il mio problema più grande, se so di avere una grande frase, è che mi devo esercitare per 'non' prendere un grande respiro in più. Ho scoperto di avere più fiato di quel che pensavo. 
Io leggo spesso ad alta voce. Non dico, 'Mi chiamano Mimì,' (respiro affannoso), 'ma il mio nom'è Lucia,' (respiro affannoso), dunque perché dovrei farlo quando canto? Delle volte per lunghi e interminabili passaggi di note veloci prendo un fiato più profondo ed espando la schiena. Per me, il 'sostegno' significa semplicemente mettere il giusto quantitativo d'aria in ogni nota, e non lasciarlo mai calare, così che sia un tutt'uno...ogni nota ha la stessa energia. Ho come la sensazione che una colonna d'aria mi stia proprio fuoriuscendo da in cima alla testa, ma a partire dai piedi... Naturalmente non è così: parte dal diaframma. Io respiro dal diaframma e addome basso, assieme alla schiena."



- "Anna," I said, "you are of Italian descent, have spent much time in Italy, and speak the language unusually well. What does the word 'appoggiare' mean to you?"
- (...) "Whenever anyone said to me, 'Appoggia bene,' it always meant support." (...)
"Some people have a glottal attack because they slam into the breath. It's hard on the throat. My biggest problem is, if I know I have a big phrase, I must work 'not' to take an extra big breath. I have found I have more breath than I think I have.
I often read out loud. I don't say, 'Mi chiamano Mimì,' gasp, 'ma il mio nom'è Lucia,' gasp, so why should I when I sing? Sometimes for long, endless runs, I take a deeper breath and expand my back. To me, support is just putting the right amount of air under each note, and never letting it down, so it's all one piece...every note has the same energy. I feel as though a column of air is coming right out of the top of my head, but it starts at my feet... Naturally, it doesn't: it starts at the diaphragm. I breathe from the diaphragm and lower abdomen, along with the back."

(tratto da una intervista al soprano Anna Moffo condotta dal basso Jerome Hines, riportata in: J.Hines - "Great Singers on Great Singing", Doubleday, 1982) [trad. it. di Mattia Peli]

Cordialmente, M° Astrea Amaduzzi

venerdì 21 novembre 2014

Beniamino Gigli e la giusta tecnica

"...bisogna saper usare bene la giusta tecnica di emissione assieme alla respirazione diaframmatica... 
...cantando sul fiato e sulla parola, appoggiando in maschera senza usare suoni gutturali o nasali..." BENIAMINO GIGLI


Una lezione di canto a dir poco straordinaria, riassunta in pochissime parole dal grande Tenore Beniamino Gigli.

Sostanzialmente Gigli riassume i dettami più importanti di una vera e indispensabile Tecnica Vocale in tre punti:

1) "usare la giusta tecnica di emissione" CHE VUOL DIRE?
- L'emissione vocale avviene in gola, precisamente nella LARINGE per opera dell'adduzione delle corde vocali. La LARINGE è uno strumento vocale MOBILE e FLESSIBILE, forzare la sua posizione e forzare il volume significa sostanzialmente cantare malissimo e con grande sforzo. Usare "la giusta tecnica di emissione" vuol dire lasciare in pace il proprio strumento vocale laringeo, facendo in modo che esso si muova e scivoli flessibilmente come e dove vuole.

2) "cantando sul fiato e sulla parola" CHE VUOL DIRE? Che senza un uso SAPIENTE della gestione del FIATO, la voce lirica non avrà il carburante necessario per funzionare. Quindi cari studenti di Canto, studiate la respirazione DIAFRAMMATICO - INTERCOSTALE, usata da Gigli, Caruso, Ponselle e da tutti i titani del Belcanto nel mondo!

"cantando sulla parola" CHE VUOL DIRE?  Non possiamo dimenticare che l'Opera è teatro in musica, e benché nell'emissione lirica (specialmente ACUTA) siano necessari dei piccoli aggiustamenti nella pronuncia soprattutto delle vocali, non dimentichiamo di cercare di articolare al meglio vocali e consonanti con un uso sapiente delle labbra!

3) "appoggiando il suono in maschera senza usare suoni gutturali o nasali" CHE VUOL DIRE?
La tecnica del canto POP e quella del canto lirico, contrariamente a quanto dichiarato da decine di siti e scuole che la fanno molto facile, sono COMPLETAMENTE DIVERSE.
Il canto lirico mette in risonanza sia la cassa toracica (voce di petto) che le cavità presenti nella testa (voce di testa). La voce che "risuona in testa" viene da secoli chiamata "MASCHERA" e dev'essere SEMPRE PRESENTE anche quando usiamo la voce di petto. Gigli ci dice praticamente che la produzione dei suoni nel canto lirico non deve fermarsi in gola ma deve usare proprio i risuonatori alti per essere ben amplificata e udibile e non sforzata. 

La sensazione della "MASCHERA" nel Canto Lirico

L'idea della "maschera" certamente non dev'essere un'ossessione, (bisogna comunque evitare qualsiasi rigidità!!!!) ma è un concetto FONDAMENTALE nella scuola italiana.

Ringraziamo il sito http://www.michelangeloverso.com/Gigli_IT.htm per l'importante contributo

Un saluto cordiale a tutti, M° Astrea Amaduzzi


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domenica 19 ottobre 2014

Caruso, i portamenti e la morbidezza mandibolare



Qual era il segreto del grande Caruso? A quanto pare una grande flessibilità mandibolare e un legato - portato praticamente perfetto... oltre ad una eccezionale respirazione diaframmatico - intercostale...



<<Questi tre esercizi [N.B. : esercizi ed esempi con l'uso indicato del "Portamento"!] li impiegò Caruso per coltivare la flessibilità della mandibola, e, sebbene la rapida ripetizione del "DO" faccia muovere facilmente e con agilità sia la lingua che la mandibola, il cantante non deve ostacolare il libero movimento dei due organi mancando di rilassarli. In questo, come in tutto ciò che riguarda il belcanto, la rigidità in qualsiasi voglia forma impedirà il raggiungimento dell'obbiettivo che il cantante si è prefissato - il bel canto.>>


(tratto da: "Caruso and the Art of Singing" (1922) scritto da Salvatore Fucito, il preparatore e l'accompagnatore pianistico di Caruso) [trad. it. di Mattia Peli]

gli esercizi sul portamento vanno letti come "ESERCIZI PER PORTARE LA VOCE",  DA UNA NOTA ALL'ALTRA CON GENTILEZZA.

Non esiste voce ben portata e legata senza FLESSIBILITA' e MORBIDEZZA, ci si "appoggia" sul fiato e con morbidezza si canta in maschera portando la voce.

Altro strumento indispensabile è certamente la flessibilità mandibolare nel canto, perché i muscoli adibiti al riso rischiano di irrigidire la zona in cui è posta la laringe, mentre invece per cantare veramente bene la laringe deve essere completamente LIBERA DA OGNI TENSIONE. (vedi anche "Caruso e il portamento vocale")

Per questo invitiamo alla lettura di un interessante post, scritto dal nostro Allievo e Collaboratore Dott. Marco Cazzuffi: "La morbidezza mandibolare nel canto lirico" 

Buona morbidezza e flessibilità a tutti!

M° Astrea Amaduzzi