giovedì 23 giugno 2022

Carlo Bergonzi parla del passaggio di registro e del fiato per il tenore verdiano

L'INTERPRETAZIONE DEL TENORE VERDIANO!

<<Particolarmente per quanto riguarda il tenore Verdi sfrutta, più di altri compositori, la zona del passaggio, cioè quella posizione, intorno al Sol bemolle, in cui si salta dal registro centrale al registro acuto. E’ una zona molto pericolosa e delicata ma anche molto espressiva e penetrante, a saperla usare.
Poi c’è il problema della respirazione. Saper respirare bene, in Verdi, significa anche saper dominare quel ritmo nervoso formato da frasi brevi, lunghe, spezzettate, che sono molto interessanti e realistiche ma mettono a dura prova la capacità dei cantanti che non lo sanno fare. E infine ci sono, ovviamente, problemi di interpretazione. I personaggi di Verdi hanno sempre un’espressione nobile, fiera, e dignitosa qualunque cosa gli stia accadendo. Quando si arrabbiano, quando sono disperati, quando piangono. Il loro accento è sempre ampio, eloquente, ma, soprattutto devono sempre e solo cantare e per fare questo ci vuole la tecnica, senza la quale ogni buona intenzione è destinata a rimanere tale.>> (...)

Sul grande schermo alle sua spalle prendono vita le immagini di Un ballo in maschera, registrato dal vivo a Tokyo nel 1967. Il primo brano esaminato è l’aria di esordio di Riccardo “ La rivedrà nell’estasi”.

<<Nella cadenza – sottolinea Bergonzi – il Fa è dello stesso colore del Re. E’ in questo punto che non si deve sentire il passaggio. Se non ci sono respirazione e passaggio la cadenza va fatta di forza. La tecnica verdiana si basa su questo studio. Infatti la difficoltà del tenore verdiano non è la potenza, equivoco in cui si cade spesso quando si va a sentire Verdi, la voce è importante, ma la difficoltà è non cambiare il colore. Per fare questo ci vogliono il fiato ed il diaframma. Vale per tutte le corde: se si prende fiato con le spalle si sente un brutto suono perché non si può appoggiare, ma se si respira bene la voce è già a posto, non c’è bisogno di pensarci.
Ecco perché – prosegue Bergonzi – il canto, quando la voce è a posto, è un divertimento. Non è una fatica! E’ una fatica quando si canta indietro.>>

(da un incontro con Carlo Bergonzi - Parma, Casa della Musica, 11 ottobre 2008)
--> https://lirica-parma.blogautore.repubblica.it/2009/08/28/cantare-verdi-un-incontro-con-carlo-bergonzi/)


Nella foto: Carlo Bergonzi come Riccardo in "Un ballo in maschera" di Verdi alla Scala, 1968


www.belcantoitaliano.com



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